“Se spostiamo i macigni, anche il fiume cambierà il suo corso.” (Maestro Zen) – Sono 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico…
… e oltre 6 milioni le persone esposte ogni giorno al pericolo di frane o alluvioni.
Questo dato solamente in Italia, stante un’indagine di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile (su un campione di 1500 Comuni) volta a denunciare l’estrema fragilità del territorio nazionale.
C’è da domandarsi se non sia un comportamento volto ad auto infliggersi del male: nonostante il replicarsi degli eventi calamitosi, si continua a edificare servizi e centri residenziali in aree esposte al rischio idrogeologico.
Frane e alluvioni, i dati, letti nella prospettiva di una fase di mutamenti climatici (quale ne sia la causa poco importa) fanno pensare: in 1.109 comuni (l’82% fra i 1.354 analizzati nell’indagine) sono presenti abitazioni in aree a rischio e in 779 amministrazioni (il 58% del nostro campione) in tali zone sorgono impianti industriali e in 186 Comuni si è continuato a costruire in zone a rischio.
Nel frattempo le politiche di mitigazione faticano a diffondersi se si pensa che solamente 55 amministrazioni hanno intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e in appena 27 comuni si è provveduto a delocalizzare insediamenti industriali.
Per non parlare delle insufficienti attività finalizzate alla formazione concreta e all’informazione diffusa verso i cittadini nel caso di situazioni di emergenza.
Un comportamento alquanto strano, quello dei terrestri nel XXI secolo, una sorta di ricercata indifferenza verso tutti quegli eventi in grado di mettere seriamente in pericolo le comunità.
Una reazione ad un senso diffuso di impotenza verso l’ineluttabile?
La rimozione psicologica della paura nei confronti degli eventi naturali?
Comprendere questi atteggiamenti, per noi esploratori spaziali del XXIV è solamente accademia: ciò che sappiamo dai documentari storici è che i sentimenti che seguirono la sorpresa per una calamità, tanto prevedibile quanto inattesa, fu spesso solo il panico delle vittime, seguito dalla rabbia dei superstiti…
Molto illogico, non trovate?
Ancora nessun commento