Our ends were beginnings
What keeps the planet spinning
The force from the beginning”
(Daft Punk, Get Lucky)
Quando entriamo nel campo (minato) delle tecno-profezie sfruttiamo un talento unico della razza umana: siamo infatti in grado di orientarci anche in assenza di moltissime informazioni.
Qualcosa che arriva da lontano nel tempo, forse un istinto atavico che ha a che vedere con la paura delle tigri dai denti a sciabola e che, oggi, ci troviamo a dover rispolverare per affrontare tutte le nuove crisi economiche, politiche o ambientali che siano.
Il problema sussiste in presenza di troppe informazioni – il cosiddetto Big Data – oltre che di rumore bianco: tanto per completezza vi dirò che l’unita di misura dell’informazione, nel caso dei Big Data, è lo Zetta-Byte ovvero di una mole di Byte dell’ordine di 10^21 e quindi di miliardi di Terabyte!!!
In un simile scenario non saranno certamente le carte che rappresentano gli arcani maggiori dei tarocchi a costituire un modello del mondo reale, ancorchè questo si riveli casuale e caotico: quando esce una carta “amica” dovrebbe piuttosto essere la metafora dell’indifferenza dell’universo nei nostri confronti.
Nulla però ci vieta di pensare per metafore e cercare di essere creativi e di ragionare oltre gli schemi, anche quando vorremmo la rassicurante convinzione di un ordine delle cose prevedibile perchè rispondente a una fisica meccanicistica.
Perchè le cose non stanno così e sentite cosa dice Massimo Mantellini in un suo editoriale: “Ma nel tragitto temporale da incendiario a pompiere, da giovane entusiasta a vecchio pessimista che ineluttabilmente interessa tutti quanti noi, esistono comunque punti di discontinuità che riguardano, per esempio, quelle tecnologie che si ripromettono di cambiarci la vita interamente e in un istante. […] E molta di questa potenza ha anche chiare ed immediate connotazioni negative perfino fra gli entusiasti tecnologici, anche fra quelli che, nel percorso da incendiario a pompiere, amano tuttora farsi fotografare con l’accendino in mano.”
E soprattutto recuperare l’ottimismo come quello che regna a bordo dell’Enterprise.
Dicevo in apertura che le esplorazioni del futuro non saranno (forse) come in Star Trek, ma anche la nostra saga stellare preferita è metafora del presente e un pochino degli anni a venire e, chissà, non saranno profezie quelle che vediamo compiere dai nostri eroi, ma fonti di ispirazione, quello si.
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