“In un paese della Mancia, di cui non voglio fare il nome, viveva or non è molto uno di quei cavalieri che tengono la lancia nella rastrelliera, un vecchio scudo, un ossuto ronzino e il levriero da caccia.” (Miguel de Cervantes)
Editoriale – Luglio 2013
di Giancarlo Manfredi
“Pillola azzurra: fine della storia […] Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie” (Il quesito fondamentale di Morpheus a Neo, nel film Matrix)
Condivido la vostra inquietudine, la sensazione latente, ma sempre più forte, di vivere in un mondo dissociato dalla ragione.
Indizi, piccoli sintomi, notizie che sfuggono ad una censura capillare.
E ancora strani incidenti, imperfezioni che accostate le une alle altre realizzano una sorta di rassegna stampa fatta con gli scarti.
Allucinazioni post-moderne che alimentano la nostra ansia fino a trasformarla in paranoia?
Può darsi.
E tuttavia tra quello che ci viene raccontato come reale, è smentito e dimenticato un attimo dopo, consumato fino a divenire l’ombra di una testimonianza ritrattata.
Lo sappiamo, però continuiamo a giocare a questo macabro passatempo e ne accettiamo le regole senza discussione alcuna.
Ogni tanto qualcuno ne viene travolto e, come un avatar dei videogiochi, la sua immagine scompare dagli schermi.
“La realtà è tangibile! – asseriscono soloni benpensanti – e procede con il meccanismo causale di azione e reazione.”
“No, l’universo è più caotico del previsto! – sostengono improbabili scienziati – e quindi ogni risultato è assolutamente casuale.”
Ma noi, siamo veramente convinti che questa sia l’unica realtà possibile?
Troppe contraddizioni, quando invece avremmo bisogno di parametri certi e di standard a definire in maniera univoca ciò che è, una legge unica e ultima che regola l’infinitesimo con il macrocosmo.
Chissà, forse tutto si riconduce a un problema sensoriale, una questione di “forma mentis”, di “noumeno” e ombre sul fondo della caverna.
Così, tirando a indovinare, ogni scelta, ogni convinzione vale l’altra; magari – come dicono i maestri zen – “il vero vedere è quando non c’è più nulla da vedere”.
Generazioni di filosofi hanno provato a risolvere il problema che ci si presenta dinanzi ogni nuovo giorno con il caffè e il giornale della mattina (e che rimuoviamo non appena apriamo la porta di casa).
E sarebbe presuntuoso cercarne qui una soluzione ultima.
Però, in ogni classica storia di fantascienza, accade sempre che l’eroe protagonista, in un preciso momento della narrazione, viene opportunamente stimolato con un’idea, apparentemente bizzarra, ma che accende in lui quella strana intuizione che lo costringerà a scegliere una nuova linea d’azione …
“Alla fine – dice in una sua lettera Edward Snowden – l’Amministrazione Obama non ha paura dei delatori come me, Bradley Manning o Thomas Drake. Noi siamo dei paria, imprigionati e senza potere. No, l’Amministrazione Obama ha paura di voi. Ha paura di un pubblico informato e arrabbiato che pretende quel governo costituzionale che gli era stato promesso – e che deve realizzarsi.”
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