giancarlo-manfredi“Nell’attuale fase storica, la capacità di dubitare, di criticare e di disobbedire può essere tutto ciò che si interpone tra un futuro per l’umanità e la fine della civiltà” (Erich Fromm) – C’è un rapporto tra l’evoluzione naturale e il senso di ribellione?

Dicembre2013-5

“D’ora in poi, se vuoi star ferma nello stesso posto devi correre più forte che puoi.” (Alice attraverso lo specchio, Lewis Carrol)

Sapevate che esiste una tipologia di virus che, a causa del loro elevato numero di basi del genoma e della loro sagoma (che ricorda vagamente un vaso greco), sono stati battezzati dai biologi col nome di Pandoravirus ?

La discussione sul fatto che i virus siano essere viventi è ancora piuttosto accesa in ambito scientifico, ma la scoperta di questi virus giganti richiama nuove ipotesi evolutive: immaginate delle cellule “tradizionali” (Archea, Bacteria e Eukarya) che, a poco a poco, hanno perso la maggior parte dei geni in seguito alla competizione con un parassitismo sempre più spinto…

E’ cosa nota, infatti, che una specie vivente possa essere “spinta” a sviluppare una caratteristica per far fronte a un problema, salvo poi ritrovarsi svantaggiata in modo irrimediabile, di fronte ad altri problemi, proprio a causa della medesima caratteristica.

Questo è uno dei classici paradossi dell’Evoluzione, meccanismo meno banale di quanto si pensa comunemente: immaginate, un cambiamento ne causa un altro, e questo ne causa a sua volta un altro ancora in un susseguirsi di interazioni che, alla fine,  iniziano a prendere direzioni “strane”.

In teoria ogni cambiamento che avvantaggia una specie ne dovrebbe svantaggiare le specie con le quali è in competizione ma, alla prova dei fatti, una mutazione positiva genera in cascata una selezione (alla fine altrettanto positiva) nell’intero sistema.

Da questo risulta che in natura l’equilibrio è una chimera; o, meglio, l’equilibrio c’è, ma non come “processo statico”.

Dicembre2013-1“La dittatura dell’algoritmo è l’ultimo rifugio di un certo tipo di persone, per lo più maschi intellettuali con il cuore a forma di granchio e gli occhi a forma di dollaro, che non riuscendo più a sentire niente si illudono di domare le loro insicurezze con una serie di algide formulette attinte dalla marea di dati personali che le nuove tecnologie mettono a disposizione.” (Massimo Gramellini)

In natura, però non esiste esclusivamente la competizione: ci sono dei meccanismi altrettanto “strani” come la cooperazione, e il mutualismo.

Tutti questi aspetti li ritroviamo nella nostra società anche se, al momento, non è chiaro quale sia la strategia vincente per la sopravvivenza.

Entra in gioco poi il Principio di disubbidienza che prevede come l’umanità abbia continuato a evolversi intellettualmente mediante atti di ribellione, non solo in nome di una fede (politica o religiosa), ma anche di una diversa coscienza o consapevolezza.

Gli antropologi sanno benissimo che esiste una precisa mitologia in merito, da Prometeo a Icaro ad Adamo ed Eva, un continuo confronto conflittuale verso quell’autorità responsabile della repressione di nuove idee a favore di credenze che vanno avanti da lungo tempo.

E qui entra in gioco il pensiero di Erich Fromm il quale nella sua opera La disobbedienza e altri saggi sostiene che : “Non voglio dire che ogni disobbedienza è una virtù e ogni obbedienza un vizio. Far propria un’opinione del genere significherebbe ignorare il rapporto dialettico che intercorre tra obbedienza e disobbedienza. Qualora i principi ai quali si obbedisce e quelli ai quali si disobbedisce siano inconciliabili, un atto di obbedienza a un principio costituirà di necessità un atto di disobbedienza al suo opposto e viceversa.”

A farla breve la capacità di evolversi (il coraggio di disobbedire creativamente) dipende dal grado dì sviluppo delle persone: anche nell’individuo infatti, solamente chi si è staccato dal grembo materno e dall’autorità paterna puo acquisire la capacità di ragionare di sentire autonomamente.

Dicembre2013-2“La libertà riguarda proprio la possibilità di lasciare un segno. E condividerlo.”

Siamo arrivati al punto della discussione, ovvero che l’essenza dell’uomo si basa fondamentalmente sulla contraddizione.

Anzitutto quella di appartenere al dominio della natura oltre che della fisica pur avendo un impulso ad agire in maniera (eticamente) opposta ai principi della competizione assoluta quanto a quelli dell’Entropia.

E’ questo un richiamo ad una visione un pochino troppo trek-umanistica?

Può darsi, se non che dovremmo essere almeno consapevoli come tutto ciò che è umano (la compassione, la dignità, la razionalità, l’obiettività) non ci può (o dovrebbe) essere alieno.

Ci stanno dicendo che l’obbedienza fideistica in teorie fondamentalisticamente competitive (nel campo dell’economia, della politica, del sociale, dell’ambiente) sia l’unica via all’evoluzione umana.

Ma, se invece fosse la cooperazione la chiave della sopravvivenza e del miglioramento?

Ci sia guida In ogni caso il dubbio, il pensiero critico e, se proprio necessario, la disobbedienza (civile).

Dicembre2013-3