Editoriale – Marzo 2013
di Giancarlo Manfredi
…Eppure ogni volta che ci troviamo di fronte ad una contraddizione e dovrebbe accendersi in noi un campanello d’allarme, la nostra società – globale o locale, fate voi – si permette il lusso di ignorarne l’avvertimento.
Che cos’è dunque la verità, verrebbe da chiedersi, ma qui non si tratta di cadere nella trappola del Relativismo: ciò di cui stiamo parlando è in realtà un processo logico che molto ha a che vedere con il Metodo Scientifico di papà Galileo, con l’osservazione dei fenomeni, la possibilità di realizzare modelli matematici e repliche sperimentali, con l’idea stessa che la teoria che meglio spiega una realtà, è riferimento – e non dogma – fintanto che non se ne trova una migliore.
E’ nel solco di questa visione che il blogger Luca de Biase può sostenere che: “Ai confini della realtà conosciuta c’è solo visione, racconto, immaginazione. In attesa di mappature, verifiche, esperienza. Così sono emerse nel corso della storia una serie di scoperte straordinarie. E mentre ci rendiamo conto che il confine è sempre più avanti, in quest’epoca ci rendiamo conto che l’esplorazione da compiere sta diventando straordinariamente affascinante: ormai sappiamo di più dell’universo che di noi stessi, conosciamo meglio le particelle elementari della materia di quanto non sappiamo del nostro cervello.”
Tutto troppo astratto? Prendiamo ad esempio le stelle nel cielo, che per secoli hanno guidato marinai ed esploratori, astrologi prima e astronomi in seguito: possiamo forse enunciare che le costellazioni sono “raggruppamenti di stelle prossime l’una all’altra” ?
Apparentemente (ecco un termine sul quale riflettere) è così, salvo poi riflettere sui concetti di magnitudo e di distanza, prendendo a modello un universo (come minimo) tridimensionale e certo non “geocentrico”: a questo punto sarebbe meglio dire, che “le costellazioni sono raggruppamenti di stelle prossime l’una all’altra nella sfera celeste”.
Questo nelle discipline più attinenti alla Fisica, ma è chiaro a tutti che la verità assoluta nelle Scienze umanistiche forse non esiste nemmeno o, comunque, è ben nascosta; tuttavia la ricerca continua della comprensione, dell’onestà e dell’umiltà intellettuale non dovrebbe essere assimilata ad un mero esercizio di metafore, metonimie e a tutti quegli oggetti che fanno parte della retorica.
E, d’altro canto, non è affatto vero che un secolare utilizzo (o una perfida ripetizione a voce urlata) conferisce la forza e la concretezza di verità canoniche e vincolanti.
Lo scrittore George Orwell, nel suo capolavoro “1984” parlava di un “Ministero della Verità”, istituzione con il compito preciso di gestire piuttosto la disinformazione, arrivando addirittura a riscrivere la Storia: sulle facciate della sua sede centrale si potevano leggere i principali slogan del governo del Grande Fratello: “La guerra è pace, La libertà è schiavitù e L’ignoranza è forza.”
D’accordo, il dubbio rimane: sarà sufficiente l’onestà intellettuale e un governo di tecnici ad evitarci un futuro Orwelliano?
Già agli inizi del secolo scorso se ne discuteva e famosa (certamente discutibile, ma cionondimeno significativa) è la posizione di Benedetto Croce che nel suo saggio “Etica e politica” sosteneva come “L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago, composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese. Entrerebbero in quel consesso chimici, fisici, poeti, matematici, medici, padri di famiglia e via dicendo, che avrebbero tutti per fondamentali requisiti la bontà delle intenzioni e il personale disinteresse, e, insieme con ciò, la conoscenza e l’abilità in qualche ramo dell’attività umana, che non sia peraltro la politica propriamente detta, questa invece dovrebbe, nel suo senso buono, essere la risultante di un incrocio tra l’onestà e la competenza, come si dice, tecnica. Quale sorta di politica sarebbe codesta accolta di onesti uomini tecnici, per fortuna non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo. Tutt’al più, qualche volta, ha per breve tempo fatto salire al potere un quissimile di quelle elette compagnie (…) ma subito dopo li ha rovesciati, aggiungendo alle loro alte qualifiche quella, non so se del pari alta, d’inettitudine. (…) Ma che cosa è, dunque, l’onestà politica ?- si domanderà –L’onestà politica non è altro che la capacità politica: come l’onestà del medico e del chirurgo è la sua capacità di medico e di chirurgo, che non rovina e assassina la gente con la propria insipienza condita di buone intenzioni e di svariate e teoriche conoscenze.”
Oggi ci ritroviamo nella pericolosa condizione di una società caratterizzata sempre più dall’analfabetismo di ritorno, fenomeno caratterizzato da persone che, pur avendo imparato a leggere e scrivere, per poca o nulla pratica (per pigrizia, ma anche per una politica ben precisa di condizionamento psicologico volto all’asservimento delle persone) si dimenticano ciò che si è appreso nel passato.
Così mi sembra altamente significativo l’episodio del recente incendio al Museo della Scienza di Bagnoli, per il quale più testate giornalistiche hanno scelto come titolo dei loro articoli: “Ci siamo bruciati un pezzo di futuro” !!!
In questo senso il pericolo prossimo, prima ancora che da una (più o meno artefatta) crisi economica, da una (ottusamente ricercata) crisi ecologica, da una guerra o da un’invasione aliena, proverrà da una forma di cleptocrazia (mentale prima che materiale) in grado di alterare a piacimento il concetto stesso di verità.
Nemmeno un po’ preoccupati?
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