“Se i sogni sono film, allora i ricordi sono film di fantasmi” (Counting Crows)
Sognate mai a occhi aperti?
Immagino di si, ma nella società umana all’inizio del XXI secolo, votata all’efficenza produttiva, un comportamento simile non era certamente apprezzato, al di la del rischio più che sostanziale di essere travolti e schiacciati dagli ingranaggi metropolitani.
Tuttavia proprio nel secondo decennio di tale era, una nuova e generalizzata crisi, segnò un cambio strutturale di prospettiva.
Non stiamo qui a raccontarvi una storia che oggi, nel XXIV secolo, è nota a tutti, ma possiamo confermarvi che l’entità del fenomeno, anzi il radicale cambiamento di paradigma che avvenne in quegli anni, fu alla base della rivoluzione di pensiero che ci ha condotto fin qui.
E pensare che tutto ebbe inizio con un sogno…
… L’inizio formale degli eventi viene infatti identificato con la data della morte di Nelson Mandela, il quale (sincronicità?) sosteneva che “Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso“.
La sua condizione di persona a lungo incarcerata per le sue idee, venne ripresa quale metafora: pensate ad una cella e, al suo interno, un prigioniero intento a immaginare, a provare mentalmente le azioni e i discorsi che intraprenderà una volta libero da quelle squallide mura.
E’ un meccanismo che in realtà tutti noi possediamo istintivamente, si chiama “copia di afferenza” e consiste nella simulazione immaginaria di tutte le possibili conseguenze di movimenti e azioni che stiamo per compiere: insomma un sogno a occhi aperti.
L’epoca, il momento storico che si era affacciato sul palcoscenico della razza umana, necessitava di velocità, di adattamento e di nuove ispirazioni, di prospettive e, ovviamente, di ribellione…
…Qualcuno una volta ha detto che “Non esiste mai un linguaggio simbolico senza ermeneutica“, in termini più semplici là dove un uomo (o, per par condicio, anche un’intelligenza artificiale) sogna (e talvolta delira), un altro uomo si farà avanti per leggerne i significati inconsci: così anche il metodo scientifico dovette evolversi per contribuire alla comprensione di nuove tematiche interpretative.
Dopotutto non ci si può fondare su di una cultura che ha esaurito la sua capacità di leggere (e narrare) la realtà!
Da questa crisi che non spinse solamente l’umanità alla ricerca di una nuova tipologia di leadership, ma che vide nascere una nuova generazione di esploratori capaci ancora di sognare, fece ritorno quello spirito umanistico che nei decenni che seguirono fu in grado di trasportarci verso l’ultima frontiera, proprio quella linea di demarcazione che abbiamo davanti a noi…
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