“Scusa… mi devi scusare… A cosa serve un’astronave a Dio?” (James T. Kirk)
La notizia del giorno sembrerebbe essere quella relativa alla dimostrazione del “Teorema di Dio” ovvero della prova logica dell’esistenza di Dio (inteso come ente che assomma tutte le qualità positive di un dato insieme), teorizzata per la prima volta dal matematico Kurt Godel.
Si tratta, ovviamente, di una prova “ontologica” ovvero di una dimostrazione a priori dell’esistenza dell’insieme che assomma in sè le qualità positive di tutti gli enti reali.
Qualcosa di assoluto, insomma, tant’è che Godel sosteneva, tramite un modello matematico fondato su sei assiomi, che non potesse esistere nulla di piu’ grande dell’essere supremo.
Due scienziati, Christoph Benzmuller della Libera Universita’ di Berlino e Bruno Woltzenlogel Paleo dell’Universita’ Tecnica di Vienna, hanno finalmente pubblicato su arXiv la dimostrazione che il teorema di Godel era matematicamente plausibile, sostenendo – sembra che nei calcoli abbiano utilizzato un MacBook !!! – che: “La prova ontologica dell’esistenza di Dio di Godel era piu’ che altro un buon esempio di qualcosa di inaccessibile in matematica o per l’intelligenza artificiale, che con l’attuale tecnologia abbiamo risolto.“
Ma veramente basta una tecnologia superiore per dimostrare l’esistenza di Dio?
Le cose si complicano, e di parecchio, se consideriamo il senso della divinità non limitandoci alla sola “somma perfetta di ogni qualità semplice che sia positiva e assoluta” (la cosiddetta realtà primaria) ma ponendo quest’ultima in relazione all’universo di riferimento (la realtà secondaria).
Il filosofo Vito Mancuso sostiene infatti che “Nello stesso Dio vi è un fondo oscuro, poiché egli ha immesso nel mondo il caos quale unica condizione per il darsi della libertà”.
Come a dire che, se non ci fosse il male, non avremmo la facoltà di scegliere tra di esso e il bene e, pertanto, non potremmo pervenire attraverso l’amore disinteressato a quel grado di perfezione che viene definito con concetti e parole diverse dai popoli della Terra, ma in sostanza è il Paradiso.
La qual cosa comporta, purtroppo (un effetto collaterale ?) i tormenti indicibili e gli orrori cui tanti esseri viventi sono sottoposti…
Così, se è demandato ai filosofi, ai logici e ai teologi lo stabilire come una divinità (provvista di tutte le “proprietà positive” tra le quali l’esistenza) che si assume in prima persona le sofferenze del processo cosmico possa ancora essere onnipotente ed onnisciente, rimane nostra la responsabilità (per quel poco o tanto di divinità che è in noi) di cercare la rotta verso il mondo perfetto o, perlomeno, verso una realtà migliore e un pochino meno ingiusta.
In finale Dio non dovrebbe avere bisogno di un’astronave per scappare dal Paradiso…
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