“Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo.” (Tiziano Terzani)
Forse è arrivato il momento di gettare la maschera e di decidere da che parte stare: l’unico punto certo in tutta questa faccenda è che non c’è alcuna linea di mezzo, alcuna gradazione di grigio, tra l’essere razzisti e approvare la discriminazione verso chi è diverso (o forse solo più debole) oppure scegliere di affermare uno stato di diritto civile (e, sia ben chiaro, in un contesto di doveri civili).
E’ buffo, proprio l’altro giorno stavo leggendo di una vera e propria invasione di “cicale” che sta per colpire gli Stati Uniti orientali: milioni e milioni di insetti sciamanti che, stando ai ricercatori inizieranno a riemergere dalle loro nidiate sotterranee dove vivono in colonie con un ciclo vitale di 17 anni. Le ultime stime prevedono 600 cicale per ogni abitante umano e con un semplice calcolo ci si attende un totale di almeno 30 miliardi di questi “insettacci dagli occhi rossi” …
Una sorta di invasione aliena, dunque, non diversa da quelle ipotizzate nei classici filmoni di fantascienza (qui trovate l’elenco delle pellicole hollywoodiane: http://it.wikipedia.org/wiki/Invasione_aliena), che però, attenzione, spesso sono a loro volta metafora delle nostre fobie sulla diversità.Un’invasione nella quale è netta la differenza tra la popolazione autoctona e l’invasore extramondo, un po’, temo, come quelle che ci attendono se le crisi politiche, economiche e climatiche che sembrano prospettarsi all’orizzonte porteranno bibliche migrazioni di popolazioni disperate.E anche se dell’Italia, oggi sempre più terra di confine tra la parte ricca e quella povera del pianeta, si dice che oggi “non è un paese razzista e ha una cultura dell’accoglienza ben radicata” tuttavia non è scevra di tentazioni (diciamo così) che vanno dalle famigerate leggi razziali nel deprecato ventennio ai ben più recenti decreti d’espulsione per i quali rischiamo un provvedimento internazionale, mentre oggi sempre più rigurgiti razzisti, omofobici e in generale verso i più deboli (non ultima la cultura del femminicidio) tornano ad affiorare, inquietanti, nella cronaca quotidiana.
Banalmente, tutti noi siamo consapevoli come sia più facile trovare la devianza sociale nella povertà, nell’esclusione, nella mancanza di opportunità, ma è proprio vero che la diversità e i flussi immigratori non possono divenire una risorsa in questo tempo di crisi?
Lo scrittore Roberto Saviano sostiene che “Il razzismo delle nostre leggi non solo pesa sulle nostre coscienze, ma anche sulle nostre casse. A fine anno scade il piano Emergenza Nord Africa che riguarda la gestione dei profughi arrivati dalla Libia. Se solo i governi Berlusconi prima e Monti poi avessero lavorato per riconoscere il permesso di soggiorno agli immigrati arrivati nel nostro paese per trovare rifugio da realtà in guerra e da condizioni di povertà e disagio estreme, questi avrebbero potuto integrarsi, cercare e trovare lavoro. E i centri di accoglienza, ora a corto di fondi, si sarebbero trovati a gestire una quantità di persone notevolmente inferiore scampando l’emergenza umanità che ora stanno – stiamo! – vivendo. L’accoglienza conviene e gli immigrati sono una risorsa: quando i nostri politici smetteranno di fare campagna elettorale e di costruire consenso sulle nostre paure, sarà sempre troppo tardi.”
La Storia (dei migranti, e si, anche quelli italiani) dovrebbe pure insegnarci qualcosa e, se non la consapevolezza oggettiva del passato almeno quella della Scienza: più di un ricercatore sostiene infatti che “tutta la diversità umana è il prodotto della varietà quasi infinita delle combinazioni di geni. Noi tutti siamo formati della stessa polvere cromosomica, nessuno di noi ne possiede un solo granello che possa rivendicare come suo. È il nostro insieme che ci appartiene e ci fa nostri: noi siamo un mosaico originale di elementi banali.”
Forse la visione ispirata offerta dalla saga di Star Trek (sintetizzata nel principio delle “Infinite diversità in infinite combinazioni”) in netta controtendenza agli impulsi razzisti non è così infantile e balzana come verrebbe da pensare; tutto sta nel prendere una posizione prima di dover rimpiangere il fatto di ritrovarsi in una società totalitaria (molto reale e per nulla fantascientifica).Idealmente alla frase di John Fante “Non perdere mai tempo in qualcosa in cui non credi neanche tu” potremmo trovare una risposta nella domanda che pone Antonio Gramsci “Se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”
Alla fine è solo una questione di scelta: non vi pare?
La Storia (dei migranti, e si, anche quelli italiani) dovrebbe pure insegnarci qualcosa e, se non la consapevolezza oggettiva del passato almeno quella della Scienza: più di un ricercatore sostiene infatti che “tutta la diversità umana è il prodotto della varietà quasi infinita delle combinazioni di geni. Noi tutti siamo formati della stessa polvere cromosomica, nessuno di noi ne possiede un solo granello che possa rivendicare come suo. È il nostro insieme che ci appartiene e ci fa nostri: noi siamo un mosaico originale di elementi banali.”
Forse la visione ispirata offerta dalla saga di Star Trek (sintetizzata nel principio delle “Infinite diversità in infinite combinazioni”) in netta controtendenza agli impulsi razzisti non è così infantile e balzana come verrebbe da pensare; tutto sta nel prendere una posizione prima di dover rimpiangere il fatto di ritrovarsi in una società totalitaria (molto reale e per nulla fantascientifica).Idealmente alla frase di John Fante “Non perdere mai tempo in qualcosa in cui non credi neanche tu” potremmo trovare una risposta nella domanda che pone Antonio Gramsci “Se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”
Alla fine è solo una questione di scelta: non vi pare?
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