“Nessun essere, eccetto l’uomo, si stupisce della propria esistenza; per tutti gli animali essa è una cosa che si intuisce per se stessa, nessuno vi fa caso.” (Arthur Schopenhauer) – “Selfie” (l’autoscattò ripreso usando un dispositivo fotografico digitale e quindi pubblicato in Rete) sembrerebbe essere la parola dell’anno del 2013, al punto che persino il prestigioso Oxford Dictionaries ne ha elevato il neologismo a vocabolo chiave.
Stiamo parlando di un fenomeno globale dimostrato tra l’altro dalle statistiche, ma si tratta solo dell’ennesimo sacrificio sull’altare delle vanità o, piuttosto, è parte di quell’esigenza innata di autodeterminazione propria della psicologia umana?
Una questione esclusivamente legata alla libertà di espressione?
Certo non dovremmo confondere la necessità di realizzarsi con il libero arbitrio, laddove quest’ultimo è sostanzialmente la capacità di percepire, meditare e mettere in atto delle scelte, mentre il primo concetto è legato alla volontà di vivere nella sua oggettivazione.
Il filosofo Schopenhauer parla infatti di meraviglia dell’autocoscienza “…tanto più seria, in quanto essa si trova qui per la prima volta coscientemente di fronte alla morte, e, accanto alla caducità di ogni esistenza, le si rivela anche, con maggiore o minore consapevolezza, la vanità di ogni aspirazione.”
E’ un impulso atavico, allora,qualcosa di antichissimo, che risale alla nostra storia evolutiva, quando gli uomini erano ancora cacciatori e raccoglitori nomadi, e tuttavia nel loro errare non disdegnavano di lasciare un segno della loro presenza.
Proprio grazie al ritrovamento di queste “tracce”, recenti studi hanno determinato che gli spostamenti dei nostri antenati non erano determinati unicamente dall’ambiente circostante (alla sola ricerca di cibo per intenderci) e ne hanno ricavato un modello matematico.
Questo è noto come “Cammino di Levy” (dal nome al matematico francese Paul Pierre Lévy), una sorta di camminata – casuale ma non troppo – che prevede una serie di brevi e lenti movimenti in una zona ristretta e poi uno spostamento veloce in un’altra area, un percorso caratterizzato comunque dalla marcatura dei passaggi.
Oggi un analogo aspetto della vita sociale, il selfies praticato nei nomadismi attraverso la rete del web, è considerato alla stregua di un comportamento esibizionista e sostanzialmente frivolo, ma è anche un modello intraspecifico e già si pensa di farne un sistema predittivo per la comprensione dello sviluppo socio-urbanistico.
Rimane però valida la considerazione sulla nostra natura “duale” (Yin/Yang) e sulla libertà di scelta,proprio come ci rammenta un vecchio racconto dei nativi americani: “Una notte, un vecchio indiano raccontò a suo nipote una storia: «Figlio mio, la battaglia nel nostro cuore è combattuta da due lupi. Un lupo è maligno: è collera, gelosia, tristezza, rammarico, avidità, arroganza, autocommiserazione, colpa, risentimento, inferiorità, falso orgoglio, superiorità; è l’ego. L’altro è buono: è gioia, pace, amore, speranza, serenità, umiltà, gentilezza, benevolenza, immedesimazione, generosità, verità, compassione e fede». Il nipote, dopo averci pensato per qualche minuto, chiese al nonno: «Quale dei due lupi vince?». Il vecchio rispose semplicemente: «Quello che tu nutri».”
Ancora nessun commento