“Quando ci si trova davanti un ostacolo, la linea più breve tra i due punti, può essere una linea curva” (Bertolt Brecht) – Dove non si parla del ritorno dei “Grandi Antichi” e di sogni lovecraftiani, ma di una (nuova) visione della realtà…
“C’è un limite oltre cui nessuno riesce a restare sospeso nel vuoto senza farsi prendere dal panico” : è una frase dello scrittore Andrea De Carlo, che ben si adatta alla vita di ciascuno di noi (con la notabile eccezione, forse, di Felix Baumgartner).
Ne volete una prova?
Cito testualmente: “L’inizio del 2014 secondo i dati dell’Osservatorio il Centauro-ASAPS sulla pirateria stradale inzia davvero nel peggiore dei modi: nel primo mese dell’anno abbiamo già archiviato 68 episodi con la cifra record di 13 morti e 68 feriti. In particolare fra le vittime 7 sono stati i pedoni e 2 i ciclisti. Abbiamo poi una vittima con meno di 14 anni.”
Il punto del discorso, ovviamente, non riguarda le statistiche sugli incidenti stradali per quanto drammatiche queste possano essere, bensì le geometrie del nostro spazio vitale.
Esistono infatti dei criteri, diciamo dei parametri nella qualità della vita, che possono essere facilmente calcolati fino a stilare una classifica dei luoghi dove viviamo.
L’accessibilità per esempio, che è “la caratteristica di un dispositivo, di un servizio, di una risorsa o di un ambiente d’essere fruibile con facilità da una qualsiasi tipologia d’utente.”
Parlando di utenti possiamo pensare che tra i beneficiari dell’accessibilità vi siano gli anziani che vedono e sentono poco, ma anche chi soffre di malattie degenerative che intaccano progressivamente la vista, l’udito, la memoria, l’intelletto, la mobilità.
Ma, a ben rifletterci, troviamo anche persone che non hanno nulla a che fare con la disabilità o la malattia: c’è chi ha uno scarso livello culturale o che non conosce bene la lingua del posto, chi utilizza attrezzature specifiche (fosse solo una bicicletta) e chi svolge un lavoro peculiare (anche portare a spasso un bimbo in carrozzina).
L’accessibilità di un locus dunque, al pari della sicurezza, è la condizione che dovrebbe permettere a tutti noi di “non” vivere con la sensazione di essere perennemente sospesi nel vuoto.
Eppure le geometrie delle nostre attuali città, le vie, le piazze, dei nostri stili di vita, difficilmente ci consentono una simile esperienza: sarà anche sterile dietrologia ma forse, in termini di qualità di vita, “era meglio quando si stava peggio”.
Insomma, oggi giorno indossiamo ogni mattina la tuta spaziale, accendiamo i reattori delle nostre navette e ci infiliamo in uno slalom mortale tra asteroidi, comete, nebulose, pirati stellari e, soprattutto, buchi neri stradali come quelli che ci stiamo creando da soli, adottando uno stile di vita insostenibile, un pozzo gravitazionale dal quale con grande difficoltà riusciremo a fuggire…
Che poi, a ben pensarci, nemmeno questi ultimi sono più quelli di un tempo…
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